Sweet Death alla Biennale di Venezia 2015

Sweet Death alla Biennale di Venezia 2015

Si apre la 56. Biennale di Venezia all’insegna della provocazione con la mostra Sweet Death (Padiglione Nazionale Guatemala) diretta da Daniele Radini Tedeschi.
Il Guatemala assente dal 1954, torna alla Biennale con una esposizione barocca, sontuosa e rococò attenta al preziosismo e all’ironia; alla monumentalità e all’eleganza. Diversi sono gli artisti partecipanti sceti da Radini Tedeschi e da una commissione di critici d’arte, tutti con uno stile e un linguaggio affine uniti assieme dalla volontà di offrire un’alternativa all’arte minimale e concettuale da anni dominante. La mostra sarà aperta a partire dal 9 maggio fino al 22 novembre presso l’Officina delle Zattere, Venezia.
 
Tra gli artisti più curiosi possiamo annoverare Marisa Laurito che attraverso la sue istallazioni ci descrive la “Dolce Morte” della cucina italiana.

“Il cibo sta diventando un’ossessione, sembra che per incontrarsi e socializzare non esistano altro che le cene, i lunch, i breakfast; la cultura italiana sta lentamene calando verso quella culinaria. Siamo circondati da fast food, trasmissioni di cucina spesso trash, corner, street food, punti di ristoro gourmet in aereoporto.  Ricette su cucina molecolare, liquida, multisensoriale, cibo in 3D con chiusura pasto in nitrocaffè. Per non parlare della cucina fusion American Oriental che offre hamburger di insetti e biscotti alla farina di Grillo, insomma siamo circondati da una cucina che ci deve sorprendere e che non guarda più’ al gusto. La morte delle  nostre radici e della nostra cultura culinaria che ci ha resi  famosi nel mondo.”

Tra le opere più significative inserite nella mostra:

“La Grande Bouffe” 
un pensiero per far riflettere sull’ avvento della cucina molecolare, sulla piaga dell’OGM e sulla cucina naturalista per eccesso. L‘installazione rappresenta una parodia di un moderno ristorante costituito da tre tavoli di plexiglass: uno imbandito elegantemente è sormontato da una colossale fragola ogm; il secondo invece ha soggetto la cucina biologica portata all’eccesso tanto che una gallina in silicone ha appena deposto il suo uovo sul piatto; il terzo invece irride la nouvelle cousine in cui gigantesche portate hanno pietanze minimali. L’ambientazione è connotata da armonia e essenzialità e il messaggio è chiaro sia per le tre situazioni sopra descritte, sia per i quadri alle pareti, fatti realizzare ad hoc, per riflettere ritratti di famosi chef pluristellati fautori di queste nuove tendenze.
“L’attesa Disattesa” che racconta, con ironia, come il tempo che passa non ci ha resi partecipi e difensori del nostro pianeta ed il risultato è la natura che si ribella e ci inghiottisce.